Forse l’Italia ancora vive un momento di cambiamento per quanto riguarda l’aspetto dell’omosessualità. Questo processo però è lungo, dal punto di sembrare infinito.
Dicono in giro che i gay non sono un problema, che ormai sono inseriti nella società. La mia esperienza empirica però dice l’inverso. Il bel paese è addirittura ancora contadino, nel senso peggiorativo, e chiuso alla libertà sessuale.
La sessualità è esplorata, sponsorisata e accettata quando il soggetto è la donna. Sulla TV le belle conduttrici fanno successo con i bei seni a mostra, per esempio. Lo stesso nelle altre medie. Un piccolo giro per le città in estate ci basta per trovare una sfilata di ragazze quasi nude, con dei vestiti trasparenti. In verità ancora più sensuali se lo fossero completamente.
Alla fine del mese scorso, due fatti protagorizzarono nei giornali italiani. A Roma, una copia gay arrestata dai carabinieri per atti inequivocabilmente osceno, perché si baciavano nei dintorni del Colosseo. Hanno detto che il trattamento sarebbe uguale se uno dei due fosse UNA. Chissà? Vorrei pensare così, ma purtroppo sono convinto che l’episodio sia un altro di pregiudizio.
L’altro evento è trascorso a Gela, la capitale della mafia siciliana, inquinatissima dai fumi petrolchimico e dal bullismo, nonostante il proprio sindaco, Rosario Crocetta, aver dichiarato gay. Un ragazzo è stato picchiato dai compagni di classe, sotto accusa di essere omosessuale. “Mi buttarono addosso di tutto: libri, sedie, perfino i banchi”. Si non bastasse, l’insegnate di italiano, dell’Istituto industriale Emanuele Morselli, secondo il racconto del ragazzo, dopo aver visto un filmato prodotto con un videofonino, ha detto al diciassettenne di tornare a casa “e non venire più a scuola perché sei un gay”.
Ugualmente bruto è la vittima difendersi: “Hanno detto che sono, ma è falso”. Forse non lo è, però temo che sia, ma non ce la fa ad assumere, e così vivere normalmente.
In due anni in Italia ho conosciuto una decina di omosessuali che da sempre nascondono le loro preferenze sessuali. Non ne parlo di ragazzi, ma di signori fra quaranta e sessanta anni. Non solo mai si sono sposati, voglio dire vivere insieme con un altro, ma non riescano ad aver un semplice rapporto amoroso con una persona dello stesso sesso. Preferiscono pagare per aver un piacere sessuale. Qualcuno mi ha confessato che quest’altitudine è conseguenza della paura e del pregiudizio che hanno avuto da sempre, dall’infanzia addirittura.
Ho vissuto a Verona con Rocco. Solo, gay, portatore del virus AIDS. Lui s’inquadra nel profilo sopra specificato. La sua famiglia mai accettarono la sua condizione, soprattutto dopo la scoperta della malattia. Una sorella, che abbitta vicino, prende la sua cura, ma in un modo sinistro. Non lo bacia, non lo abbraccia e lo tratta come un idiota, mentre lo ruba i pochi soldi che lui riceve della pensione.
I cambiamenti succederanno anche per la volontà degli omosessuali. Sì certo, l’Arcigay c’è, ma le manifestazioni pro gay sono ancora timide.
domenica 5 agosto 2007
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